Separazione: il rapporto fra padre e figlio
Separazione: gli atteggiamenti positivi
La separazione dei genitori è senza dubbio un evento doloroso, drammatico, difficile da accettare e da vivere. Importante sarebbe generare un “nuovo rapporto” non burrascoso, non rancoroso, specialmente per il bene della crescita e dell’educazione dei figli.
È un errore credere di proteggere i bambini tenendoli all’oscuro della realtà della situazione. L’emergere della verità, comunicando loro la realtà, sono sicuramente atteggiamenti positivi per generare maggiore serenità e stabilità emotiva in tutti i coinvolti. I figli, volenti o nolenti, sono già immersi nel conflitto e nella tensione dei genitori. Per aiutarli dobbiamo innanzitutto dire loro ciò che sta accadendo e saperli ascoltare. Non è detto che la separazione dei genitori debba essere necessariamente un evento traumatico per i bambini. Infatti, non dobbiamo dimenticare che famiglie unite, ma in conflitto tra loro danneggiano, i figli quanto e più di una famiglia “separata”.
Emozioni e sentimenti
La separazione è un processo profondamente emotivo. Essa implica il fatto che non è possibile lasciarsi senza delusioni, recriminazioni, ansia, aggressività, paura e senza ferire ed essere feriti. Tuttavia, quando si decide di parlarne ai figli occorre che i sentimenti negativi si siano almeno parzialmente sedimentati. Sarebbe importante sentirsi in grado di trasmettere loro fiducia e speranza. È innegabilmente vero e reale che dopo la separazione tutto risulterà mutato. È altrettanto vero e reale che si può cessare di essere marito e moglie, ma si resta comunque padri e madri: non esistono “ex” tra figli e genitori.
La comunicazione
La comunicazione dev’essere necessariamente efficace. Con i bambini più piccoli è in genere costruttivo non concentrarsi sui motivi della separazione. Importante sarebbe aiutarli a comprendere cambiamenti che si succederanno in modo tale da renderli prevedibili e accettabili.
Con i più grandi è importante che i genitori condividano le proprie emozioni, perché così facendo autorizzeranno i figli ad esprimere più liberamente le loro.
L’importanza di sintonizzarsi
“La relazione con i figli bisogna conquistarsela”, suggerisce Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta della Fondazione Minotauro e dell’Associazione dei Gruppi Italiani di Psicoterapia dell’Adolescenza. “I figli sono inclini a stare con il genitore che più rappresenta per loro una risorsa affettiva e che li aiuta nei momenti difficili. Non tutto dipende da come la madre presenta ai figli il padre, ma anche da come il padre stesso riesce a porsi e a sintonizzarsi sulle esigenze dei figli”.
Cosa fare e cosa non fare
In ogni caso è innegabile che il ruolo del padre divorziato o separato sia piuttosto complicato, appunto perché in genere è l’uomo a dover lasciare la casa.
Creare occasioni
È dunque molto importante creare occasioni per stare insieme, senza forzature.
Quando i bambini sono ancora piccoli, trovare l’occasione per giocare con loro non è difficile; diverse sono le fasi della preadolescenza e dell’adolescenza. I figli iniziano a sviluppare relazioni con i loro coetanei e non è detto che abbiano voglia di trascorrere il sabato sera con il padre anziché con i loro amici: “Bisogna dare ai figli delle opportunità, ma allo stesso lasciare loro la possibilità di scegliere, senza caricarli di un’ulteriore complessità”, prosegue lo psicologo. È bene quindi scendere a compromessi accettabili ed evitare di suscitare i sensi di colpa, assolutamente negativi per tutti, nel rapporto: buon senso e responsabilità.
La nuova compagna
È anche consigliabile evitare di obbligare i figli, nel caso, a conoscere subito la nuova compagna del papà. Alcuni ragazzi all’inizio non vogliono andare a casa del padre perché ciò significa dover stare anche con la sua nuova compagna o, addirittura, con la famiglia allargata. “Se il figlio esprime l’esigenza di stare solo con il padre non significa necessariamente che sia viziato o che venga manovrato dalla madre”, spiega Lancini. Alle volte, è chiaro che i figli desiderino restare un po’ soli col papà per rigenerare intimità e fiducia reciproca, per trovare sostegno e calore affettuoso, per credere nella sua figura fino in fondo.
Festività comandate
Evitare indubbiamente l’ansia (tutta degli adulti…) di viversi le festività comandate. “Il conflitto e le esigenze dei genitori non dovrebbero soverchiare i figli obbligandoli a un tour de force. Il padre dovrebbe essere in grado di rassicurare il figlio e, se necessario, rinunciare a trascorrere le festività insieme, senza però mostrarsi deluso o arrabbiato. In questo modo si costruisce un legame che porta il figlio a vedere il padre come un sostegno nelle difficoltà”.
L’importanza dell’autorevolezza
Deve essere sempre presente l’idea di non mostrarsi autoritario, ma di saper porsi con autorevolezza nell’educazione e nelle scelte. L’autorevolezza non dipende da quanto tempo si trascorre con i propri figli, ma dal tipo di figura paterna che viene loro proposta. Crescere significa responsabilizzarsi.
L’importanza della tecnologia
La tecnologia può essere di grande aiuto. A dispetto di quanto si senta criticare quotidianamente, Internet, skype e i social media possono essere un buon strumento attraverso cui figli e genitori possono restare in contatto anche se distanti. “Le relazioni virtuali possono essere molto profonde e rappresentare una forma di contatto con i genitori lontani. Tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa”, conclude il terapeuta.
Un buon genitore è un genitore affidabile, che ispira fiducia e tranquillità, sicurezza e senso di appartenenza.
La paternità vale tanto quanto la maternità.
Dr.ssa Francesca Sforza
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