I nostri figli chini sullo smartphone: il bisogno di riscoprire la meraviglia

C’è una scena che, ormai, si ripete ovunque. Al parco, a tavola, in macchina. I nostri figli, con la testa china sullo smartphone, immersi in un mondo digitale che li isola, mentre tutto il resto si muove intorno a loro, quasi invisibile. A guardarli, spesso ci assale una sensazione strana, a metà tra la rassegnazione e la tristezza. Ci chiediamo: cosa stanno perdendo? E, soprattutto, cosa stiamo perdendo noi come genitori?

La postura dell’indifferenza

Quella postura non è solo fisica. È emotiva, relazionale, profonda. Uno sguardo verso il basso che sembra chiudere ogni porta verso il mondo esterno. Il canto degli uccelli passa inosservato, i colori del tramonto scivolano via senza lasciare traccia, il gioco di un cane che rincorre una foglia non strappa neanche un sorriso.

E noi, genitori, lì accanto. A volte presi dai nostri stessi schermi, altre volte incapaci di trovare le parole giuste per scuoterli. Ma la verità è che ci manca vederli vivi, pieni di stupore, con gli occhi che brillano per un dettaglio, per una scoperta, per una risata condivisa.

L’importanza di emozionarsi

L’emozione è ciò che ci rende umani. È ciò che dà significato alla vita. Pensateci: i momenti più belli, quelli che restano nel cuore, non hanno mai uno schermo di mezzo. Sono fatti di risate sotto la pioggia, di storie raccontate prima di dormire, di mani che si stringono per superare una paura o per celebrare una piccola vittoria.

Se i nostri figli smettono di emozionarsi, smettono di vedere il mondo con occhi nuovi. Ed è questo il rischio più grande: che l’abitudine a uno stimolo continuo e artificiale, come quello degli smartphone, li privi della capacità di sentire davvero. Non solo gioia, ma anche tristezza, stupore, meraviglia. Quelle emozioni che insegnano, che fanno crescere, che aiutano a costruire una vera identità.

Noi, genitori, cosa possiamo fare?

Non è facile, lo sappiamo. Gli smartphone sono ormai parte della vita quotidiana, e demonizzarli non serve. Ma possiamo trovare un equilibrio. Possiamo insegnare ai nostri figli a non lasciarsi ingabbiare in un mondo piatto e digitale, mostrandogli la ricchezza di quello reale.

Possiamo cominciare con piccoli gesti:

  • Spegnere gli schermi durante i pasti e raccontarci le cose belle della giornata.
  • Uscire insieme senza telefoni: una passeggiata in un bosco, una visita a un museo, anche solo un pomeriggio al parco. Non servono grandi imprese, ma momenti autentici.
  • Raccontare storie: la nostra infanzia, i sogni che avevamo, le avventure che abbiamo vissuto. Le storie emozionano, uniscono, creano legami.
  • Guardare il mondo con loro: fermarsi a osservare il cielo stellato, ascoltare il rumore delle onde, cogliere la bellezza in una piccola cosa e condividerla.

Perché emozionare è un dono

Emozionare i nostri figli è il più grande regalo che possiamo fare loro. È insegnargli che la vita non è nei like o nei video virali, ma in tutto ciò che li circonda, se solo alzano lo sguardo. È farli innamorare di un mondo che cambia colore con le stagioni, di un abbraccio che consola, di un sorriso che non ha bisogno di filtri.

Vedere un bambino che si meraviglia, che scopre, che si emoziona, è come assistere a un miracolo. Non lasciamo che questo miracolo si spenga. Facciamoli alzare lo sguardo, anche solo per un attimo. Mostriamogli la bellezza che li aspetta. E, magari, in quel momento, emozioniamoci anche noi.